Il colloquio professionale
Lo scopo del colloquio professionale è quello di concentrarsi sull’evoluzione dei dipendenti in termini di qualifiche e occupazione.
La legge del 5 marzo 2014 ha imposto incontri regolari per lo scambio tra le risorse umane e i dipendenti con almeno due anni di anzianità e indipendentemente dalla natura del loro contratto di lavoro.
Tutti i datori di lavoro devono organizzare un colloquio professionale almeno ogni due anni. Inoltre, deve essere offerto sistematicamente quando si ritorna al lavoro dopo un congedo di assenza (maternità, parentale, sabbatico, ecc.), dopo un’interruzione a seguito di una lunga malattia o dopo un mandato sindacale, ad esempio.
Cosa non cambia con la nuova legislazione
Dalla sua introduzione obbligatoria, il colloquio di lavoro ha aperto nuovi diritti per i dipendenti: un diritto alla formazione ed un diritto all’aumento della retribuzione o ad un avanzamento professionale ogni 6 anni. La loi Avenir, che segue l’ultima riforma del 2018, mantiene l’obbligo giuridico per lo sviluppo professionale. Il colloquio professionale rimane quindi uno strumento essenziale per la gestione delle risorse umane per tutte le aziende, indipendentemente dalla loro forza lavoro, e deve portare alla redazione di una nota scritta, una copia della quale viene consegnata al dipendente.
Ogni 6 anni, questo colloquio deve essere completato da una sintesi del percorso professionale del dipendente: il dipendente ha seguito almeno un’azione di formazione? Ha acquisito dei diplomi di certificazione ? Ha beneficiato di un aumento salariale o di un avanzamento professionale?
Cosa cambia dal 2019 in poi
Anche se questi criteri rimangono, la legge Avenir apporta tuttavia diverse modifiche alle procedure di valutazione del percorso professionale.
Se le imprese con almeno 50 dipendenti non rispettano tali obblighi , dovranno pagare sino ad un massimo di 3.000 euro per un dipendente .
Altre novità: la frequenza del colloquio professionale può essere modificata con accordo collettivo.
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